L’induzione del parto

L’Ostetrica Beatrice Bani ci spiega cos’è e come avviene l’induzione del parto

induzione al parto

L’induzione del parto è un intervento medico messo in atto al fine di interrompere l’evoluzione della gravidanza. Si dovrebbe prendere in considerazione il ricorso all’induzione qualora si ritenga che questo intervento comporti benefici materni e fetali evidentemente maggiori e rischi significativamente minori all’attesa dell’insorgenza spontanea del travaglio di parto. (SIGO 2016).

Obiettivo dell’induzione

L’obiettivo dell’induzione è quello di favorire l’insorgenza del travaglio di parto attraverso il processo di maturazione cervicale e l’inizio dell’attività contrattile uterina.

Il criterio di scelta tra le diverse metodiche di induzione si basa sulla valutazione del grado di maturazione cervicale (Bishop pelvic score system). Tale sistema prende in considerazione le caratteristiche della cervice uterina o collo uterino (lunghezza, posizione, appianamento e consistenza) e ne assegna un punteggio che permette di classificare la cervice uterina con:

  • Condizioni altamente sfavorevoli;.
  • Condizioni mediamente sfavorevoli;.
  • Condizioni favorevoli;.

I metodi di induzione

Nelle prime due condizioni sopra elencate,  l’induzione inizia con l’applicazione in vagina di prostaglandine sotto forma di gel o di fettuccia con lo scopo di favorire le modifiche iniziali del collo uterino (appianamento, centralizzazione, iniziale dilatazione); nella terza condizione invece si inizia con l’infusione per via endovenosa di ossitocina con lo scopo di favorire la dilatazione del collo dell’utero.

Altre due metodiche che possono essere utilizzate, ma che isolate non rappresentano un metodo di induzione valido, sono:

  • L’Amniorexi, rottura artificiale delle membrane amniocoriali; viene eseguita dall’ostetrica manualmente mediante uno strumento, l’amniotomo, sotto contrazione. E’ una pratica indolore in quanto a ridosso delle membrane amniocoriali non vi sono terminazioni nervose.
  • Lo scollamento delle membrane amniocoriali, metodica che consiste nello scollare con le dita le membrane amniocoriali dalla superficie interna del collo dell’utero per favorire la produzione di prostaglandine endogene e quindi facilitare l’insorgenza spontanea del travaglio.

Sorveglianza del benessere materno fetale in corso di induzione 

A seconda della metodica di induzione utilizzata sono indicate diverse misure per la sorveglianza del benessere materno-fetale. 

Nel corso di induzione con prostaglandine è indicato procedere sia con la valutazione dei parametri vitali materni, sia con il tracciato cardiotocografico 30’ prima dell’induzione e per 60’ dopo. Seguono ulteriori controlli ogni 3/6 ore a seconda del protocollo ospedaliero.

Nel corso di induzione con ossitocina è indicato procedere sia con la valutazione dei parametri vitali materni sia con il tracciato cardiotocografico in continuo fino all’espletamento del parto. 

Fallimento dell’induzione

L’induzione si ritiene fallimentare nel momento in cui non si riesce a raggiungere una fase attiva del travaglio. Per fase attiva si intende quella fase del travaglio caratterizzata da attività contrattile efficace e regolare (2‑4 contrazioni in un intervallo di tempo di 10 min) con collo raccorciato di almeno l’80% e con progressiva dilatazione cervicale di oltre i 4‑5 cm, dopo almeno 12 ore di infusione ossitocica e membrane rotte.

In conclusione è bene sottolineare che la donna deve essere informata sull’indicazione all’induzione, sul metodo di induzione e sui rischi che la procedura comporta.

midwifery_pills

Beatrice Bani

Ostetrica

Instagram: @midwifery_pills

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